
La potenza delle parole sorprende sempre. E la sorpresa è ancora più evidente quando si tratta di una parola usuale, che appare spesso nella sintassi di un discorso, e che sembra “mettere insieme” tutti quanti.
Difficilmente nel lavoro educativo dopo aver pronunciato la parola ‘alleanza’ qualcuno dei presenti, si tratti di una rete professionale o in occasione di un incontro informale, è disposto ad intrattenere un contradittorio sull’inefficacia del concetto che la sostiene.
Tutti siamo fortemente motivati a lavorare per l’alleanza nella relazione educativa, a costruire l’alleanza tra scuola e famiglia, a promuovere alleanza tra la scuola e il territorio … ugualmente competenti nel creare alleanze contro, in modo consapevole o inconsapevole.
Che bella parola alleanza e il Convegno organizzato da Ledha il 13 dicembre scorso, in occasione del decennale della Convenzione Onu dei Diritti delle Persone con Disabilità, le ha ridato forza.
Il termine porta con sé due radici che si alimentano a vicenda, in un crescendo di significati. Il primo di questi significati dal francese allier ci parla dell’unire, del mettere insieme o, forse meglio, del mettere vicino. Ci uniamo per sostenere un’idea, per raggiungere uno scopo, per promuovere una causa, per mostrarci all’intero mondo o al più ristretto ambito del quotidiano, e questa unione di singoli individui, che in occasioni pubbliche appare un insieme indistinto, una massa direbbero alcuni, ha la potenza creatrice di far nascere legami, dal latino alligàre–legare a … e questa è la seconda radice.
Ogni parola e ogni significato che possiamo attribuirle ha in sé la deriva possibile del suo stesso svuotamento, qualche volta del suo snaturamento, e per questo penso sia necessario legare a questo termine e al suo significato originario tutta la passione e il desiderio verso il cambiamento sognato nei lontani anni settanta, quando (so)spinti da un salutare vento rivoluzionario i nostri legislatori hanno ascoltato, osservato e trasformato in legge alcuni dei principi fondanti sull’uguaglianza delle persone.
Ma, come è superfluo sottolineare, non basta nominare perché il cambiamento avvenga, anche se sono convinta che nominiamo sempre meno, che spesso diamo per scontato, assodato e risaputo che non esercitare questo diritto della parola, oggi più che mai in veste rivendicativa, condanna all’oblio e forse anche alla morte, termine evocativo e doloroso per essere sollecitato.
Ora, se è vero che un’alleanza è fatta da tante piccole alleanze (cit. Alberto Fontana Presidente Ledha), è il caso di chiedersi qual è la parte che ciascuno sta costruendo in questa direzione, perché di costruzione si tratta, perché sembra che la ‘grande casa ’ dei diritti abbia bisogno di manutenzione, qualche parete crollata, un’altra pericolante … ognuno per la sua parte. Partiamo dalla scuola, perché di scuola mi occupo, certo, ma anche perché quel luogo è ricco di significati, mandati, luogo della trasmissione del sapere e del pensiero creativo e snodo cruciale di tutti i ragionamenti intorno al concetto di alleanza. Luogo, tra gli altri, dove il pensiero dell’alleanza diventa prassi, operatività, fare concreto nella direzione dell’inclusione sociale.
A scuola, così come in tutti i luoghi del lavoro non solo educativo, l’operatività è scandita dalla codifica e dall’utilizzo di Strumenti, capaci di lasciare traccia e di costruire la storia di quel Servizio e degli alunni che lo abitano. Una Preside, sensibile e compente, con cui ho il piacere di lavorare da molti anni, sottolineava, in occasione di un Corso sul Ruolo dell’Educatore a scuola, rivolto ai suoi docenti, come l’autonomia scolastica garantisca anche la scelta di alcuni strumenti rispetto ad altri e, nello specifico, l’utilizzo di una forma di PEI (Progetto Educativo Individualizzato) originale. In altre Scuole questo concetto ha preso forme così diverse le une dalle altre che si è arrivati al paradosso che, all’interno dello stesso Istituto Scolastico, siano utilizzati diversi strumenti /Pei a seconda della sensibilità di ciascun docente, del suo interesse ad approfondire le tematiche inerenti al progetto pensato per e con quel bambino con disabilità.
Anche gli educatori che lavorano a scuola sono tenuti a progettare un intervento, a verificarlo in itinere e a fare una valutazione a chiusura d’anno scolastico, tutto questo raccolto in un iter metodologico. Sembra che i bambini a scuola siano i bambini più “progettati del mondo”: il pensiero di tanti professionisti tutto orientato alla loro evoluzione, al benessere ed al raggiungimento di obiettivi scolastici ed educativi. Professionisti che producono documenti a ritmo continuo e che faticano a parlarsi e a ritrovarsi insieme intorno ad un unico strumento per parlare di quell’unico bambino con disabilità!
Lontani dalla sola idea di prestazione, che allinea uno dopo l’altro documenti redatti per assolvere un compito istituzionale, stiamo chiedendo alle scuole nelle quali lavoriamo di interrogarsi sulla necessità di riappropriarsi di un tempo lento di confronto e di riflessione, che ponga al centro quel bambino con disabilità nelle sue vesti di alunno, e di farlo attorno ad uno strumento condiviso, il PEI appunto, che faccia finalmente dialogare docenti ed educatori.
Qualche Scuola ha accolto la sollecitazione e due Istituti Scolastici (Ist. Compr. Giusti d’Assisi, Ist. Compr. Maffucci e Ist. Compr. Cavalieri di Milano) stanno sperimentando quest’anno un PEI Condiviso, che ha messo in comune linguaggi differenti e simili al tempo stesso, raccolto tagli professionali differenti, e che vedrà insegnanti ed educatori, coinvolti nel verificare i presupposti e le ipotesi iniziali del progetto, apportare modifiche e fare una valutazione finale dell’intero processo educativo-didattico.
La nostra richiesta, sconcertante nella sua semplicità, ammantata soprattutto di buon senso, ha dato il via alla predisposizione di un luogo fisico e simbolico al tempo stesso, dove parlare dei bambini/ragazzi oggetto dell’intervento congiunto docente-educatore. Unire e creare legami, ma non è quello che deve fare chi si occupa di educazione nelle sue differenti forme?
Patrizia Sordi
Coord. Servizi Educativi Scolastici
Cooperativa Co.esa